Author: Massimo Maria Ghisalberti - pragmas.org (massimo.ghisalberti@pragmas.org)

Date: 2016-09-11

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Animatori Digitali

1 Animatori Digitali

Mi permetto di intervenire in un campo che personalmente ritengo interessante e premetto che non sono né un insegnante né un animatore digitale e perlopiù un disturbatore digitale. Noto però come in queste discussioni dopo un po' si arrivi al sarcasmo ed al dileggio quando probabilmente gli argomenti con cui controbattere calino.

Ovviamente tutti noi qui, almeno, possediamo un computer e inevitabilmente siamo dei consumatori. In questo senso si potrebbe anche prenderla più larga e citare le condizioni di lavoro di chi questi dispositivi li monta o ancora peggio affrontando la fine di questi dispositivi dopo bambini recuperano i metalli pesanti e preziosi di cui sono composti a colpi di acidi terribili. Il tutto a piedi scalzi e mani nude.

La scuola non fa indottrinamento? La scuola non prepara consumatori? Forse in una scuola perfetta in un mondo perfetto, ma come si dice per citare una famosa pubblicità (da consumatore): - peccato tutto petto -.

Nei vari gruppi di animazione digitale e 'coding' in cui sono inserito ho notato sempre una certa apertura verso le proposte fornite dalle grosse e blasonate software house. Apertura spesso incondizionata alla stregua di una setta o peggio di pollaio col galletto a capo. Basta formulare una opinione divergente e subito si arriva in un qualche modo o all'espulsione dal gruppo (non nel mio caso, io dopo un po' mi stufo delle discussioni sterili e me ne vado) o allo 'sfottò'. Bisognerebbe ricordare che l'Italia come altre nazioni e pare non ultimi anche gli stessi Stati Uniti, ha delle direttive riguardo al software proprietario. Non per semplice morale ovviamente, ai nostri politici della moralità non gliene può fregare di meno; ma per il mero costo, soldi insomma. In qualunque caso, queste direttive ci sono e sono disattese sempre e comunque.

Mi aspetto il coro di quelli che: - il software open source non è all'altezza di quello proprietario -. Sapete che vi dico? Avete anche ragione, molti di loro non lo sono, molti lo sono ma sono forse più complessi, altri sono indubbiamente superiori. Questo però non è un argomento. Per prima cosa tutti o quasi i software open sono adatti alla maggior parte delle persone, all'utilizzo medio che si fa; i limiti spesso sono per usi altamente professionali che pochi devono affrontare e credo, specialmente nella scuola. In ultimo, questa è la filosofia dell'open source, fornire a tutti una possibilità di intervenire e di migliorare; ognuno può con commenti o richieste agli sviluppatori o intervenendo direttamente, se ne è capace, nel codice contribuire al miglioramento. La diretta conseguenza è la collaborazione, quella competenza che viene sbandierata così spesso.

Altra cosa che noto è come nessuno si periti di leggere le licenze d'uso o le informative sulla privacy che coprono questi applicativi o servizi delle varie Microsoft o Google o Apple e chi più ne ha più ne metta. Ho visto innumerevoli post ad articoli che dicono che le persone non leggono e non vanno oltre i titoli e che non capiscono cosa leggono, post evidenziati dagli stessi che, mi pare evidente, non abbiano mai letto quei documenti e si siano fermati alla dichiarazione iniziale: La privacy dell'utente è fondamentale per…

Lo capisco, il documento è lungo e noioso ed a tratti tortuoso, ma quelle regole voi le applicate ai vostri ragazzi che date in pasto ad aziende, oltretutto straniere, ragazzi minorenni spesso o comunque non informati adeguatamente.

Vedrò poi nei commenti il solito: ma lei non ha un telefono android? Si e le dirò di più è un nexus, ma sa io sono nato poco dopo la metà del secolo scorso e sono ampiamente maggiorenne. Stupido forse, ma maggiorenne.

Quello con cui voi avete a che fare sono ragazzi, bambini, persone che anche viste dal solo lato legale nel nostro ordinamento non hanno la 'libertà di agire'. Questo vuol dire non non sono in grado legalmente di comprendere ed accettare un contratto. Forse voi però non lo sapete, le licenze d'uso sono contratti legali a tutti gli effetti. Credo che non lo sappia nemmeno il MIUR che incita i ragazzi (minorenni anche) ad iscriversi a code.org, una associazione straniera, dove il form di registrazione permette di registrarsi per chiunque accettandone la licenza di uso. Inoltre la banda di programmailfuturo si rallegra anche sul fatto che finalmente non stoccano le password nei loro database; si rallegra? Si sarebbero dovuti e passatemi il termine, incazzare prima.

Vedete, capisco la vostra inettitudine media in campo informatico e quindi questi sistemi e servizi omni comprensivi che rendono tutto più facile vi rendono la vita più facile. Vi hanno costretti ad affrontare una materia per voi oscura ed al limite della magia in così poco tempo, facendovi partecipare a corsi all'americana per formarvi. Vi hanno convinto cosa è bene e cosa è male. Cosa è meglio per voi ed i vostri ragazzi.

Vi hanno reso in grado di insegnare una cosa che non conoscete e di cui non conoscete la complessità.

A colpi di Papert e Wing (Papert riscoperto di recente, resuscitato dalle ceneri degli anni '80) sbandierate pensieri computazionali muovendo il gatto. Per fugare dubbi in merito, sto parlando di pensiero computazionale dal 2007 e cioè da quando mio figlio di due anni prese il mio palmare e senza avergli insegnato niente ha lanciato un giochino e ci ha giocato. Quindi da tempi non sospetti (almeno qui da noi) e da tempi in cui un dirigente scolastico mi prese in giro: - lei vuol far diventare tutti programmatori? -. Oggi la stessa lo promulga a spada tratta. Un bambino di due anni mi ha spaventato, spaventato come padre sulla sua naturalezza nell'utilizzo di un device digitale.

Quello che molti di voi non capiscono è che quella che vi viene prospettata è falsa interattività. I nostri padri, per noi della vecchia generazione, temevano la televisione. La televisione è passiva dicevano. I device digitali sono invece interattivi, attivi. Niente di più falso, sono falsamente interattivi e si illude l'utente che sia capace di padroneggiarlo. Noi che non siamo con una brutta definizione 'nativi digitali' abbiamo almeno una naturale diffidenza per il mezzo ma i nostri ragazzi no. Quello che dovremmo insegnare, io come padre e voi soprattutto come insegnanti, è l'approccio critico. Questo lo si fa utilizzando sistemi che non siano pacchetti completi e scatole nere. Questo si fa parlando di word processor e non di Word, di foglio elettronico e no di Excel. Sistema operativo e non Windows, Programmi di disegno e non Photoshop.

Il software è un mezzo potente di affiliazione, perché la curva di apprendimento è ripida e si fa fatica a cambiarlo. Per questo motivo devono essere fuggite le soluzioni di questo tipo. L'approccio critico, quello che vi vantate di insegnare e che molti di voi non hanno, non si insegna col corso di programmazione Apple il cui intento è fidelizzare al suo nuovo Swift o con quello Microsoft che vi vuole 'insifonare' Windows e tutto il suo 'ambaradan'. Le Google App for Education? Stessa storia… Dati, informazioni, personali e non che fornite gratuitamente.

Non è questione del grande complotto, questa è la realtà dei fatti. È in atto una guerra tra le società informatiche, la guerra dei dati. I vostri, ma soprattutto quelli dei vostri ragazzi che saranno il futuro. Le grandi società non sono come quelle italiane il cui imprenditore con la 'buzza' non si vede la punta delle scarpe. I loro piani sono a lungo termine. Dato che vantate il pensiero critico (quello che insegnate ai ragazzi) vi siete guardati chi sono gli sponsor di queste organizzazioni? Guardate chi sponsorizza code.org o programma il futuro per esempio, visto che le ho già citate. Nessun dubbio?

In questi gruppi facebook, mi è capitato di vedere gente proporre corsi per formare docenti, corsi delle solite aziende; gente che era amministratore di quel gruppo. Ora, io sono un malfidato, ma un dubbio mi sorge: l'amministratore del gruppo che propone un corso a pagamento e che poi è in qualche modo collegato a quel corso? Speculazione? Un cavalcare l'onda?

Gruppi in cui se appena appena tocchi il galletto del pollaio le galline insorgono perché loro stanno facendo: un percorso bellissimo; salvo poi scoprire che un pezzo di un mio articolo è finito in un documento senza citazione e criticato senza fornire almeno un collegamento al documento originale.

La scuola sono anni che viene smantellata in favore di un disegno che prevede un aumento del divario socio-culturale. Il mezzo digitale è senza dubbio una opportunità, ma deve essere affrontato con competenza e serietà. Gli entusiasmi non servono e sono deleteri. State perdendo il valore dell'insegnamento perché non vi rendete conto che state andando ad insegnare con strumenti e regole che sono state ideate e preparate da 'ingegneri' e non da educatori. La scuola non deve preparare al mondo del lavoro, la scuola dovrebbe insegnare e formare nel ragazzo il pensiero critico, la capacità di districarsi nelle diverse situazioni anche lavorative. Il ricatto delle aziende sul fatto che la scuola deve preparare al mondo del lavoro si sta attuando e nel peggiore dei modi. Per l'azienda è comodo, non deve preparare i sui dipendenti, risparmia. Non solo, in questa maniera avrà un flusso continuo di nuova manovalanza. È un sistema produttivo 'delirante' dove tutto si muove a velocità impressionanti, dove la massa di consumatori indotti deve aumentare perché l'economia di una nazione è strettamente legata al rapporto produzione-consumo. In questo modo non produciamo futuri lavoratori, ma futuri quarantenni disoccupati, persone ultra specializzate che sono diventate obsolete in pochi anni.

Il software da una forte affiliazione, l'ho detto sopra, quindi non permette riconversione o la rende lunga e faticosa. Riflettete su voi stessi, riflettete sulla vostra capacità di passare da un software all'altro ed in quanto tempo.

Nel mio lavoro, me ne rendo conto ogni giorno, di come miei 'colleghi' anche bravi non siano in grado di affrontare paradigmi di programmazione diversi. In fondo che difficoltà c'è? Dovrebbe esserci un substrato su cui appoggiare le nuove informazioni e le nuove idee. È invece molto complesso per loro. Il software non è come guidare un auto o una bicicletta e non risiede nella parte automatica del cervello.

Maggiore è l'età e più è difficile cambiare quindi, se formate i ragazzi quando la loro mente è plastica con strumenti specifici quelli non li abbandoneranno probabilmente più. Le aziende questo lo sanno, perché ogni azienda che si rispetti ha analizzato il suo target.

Noi qui in Italia siamo tra gli ultimi in questo senso e per una volta non sarebbe un male, questo ci potrebbe permettere di imparare dalle derive degli altri invece che copiare pedissequamente esperienze estranee. Ci potrebbe permettere di elaborare un percorso proprio.

Ci lamentiamo sempre dei cervelli che fuggono dall'Italia e che sono fuggiti dall'Italia, ma nessuno si pone il problema del perché? Non sono solo i soldi o il lavoro. Il sistema economico si basa sulla domanda e sull'offerta, se non ci fosse domanda di un certo tipo di ricercatori non ci sarebbe nemmeno l'offerta. È il sistema occidentale che tanto vogliamo difendere.

Se così tanti ricercatori italiani sono inseriti e molti a capo di team nei paesi anglosassoni ci sarà un motivo e forse questo ricade nel nostro sistema educativo, in quello che c'era ma che ci sarà sempre meno. Stiamo anglicizzando il nostro sistema educativo.

Ricordo lamentele di quando ancora studiavo nelle scuole, perché ancora studio ed imparo, la scuola troppo generalista e troppo umanista. Il latino, due palle… Quella scuola che però forniva cultura e pensiero critico, preparava non al lavoro ma al mondo. Quella scuola che tentava di elevare lo stato sociale e culturale delle persone, perché quello la scuola deve fare e non abbassarsi al livello comune. Non essere più semplice perché altrimenti i ragazzi non capiscono.

Oggi invece di approfittare delle nuove tecnologie per ampliare quella scuola le utilizziamo per distruggerla e per allinearci alla massa in un tripudio di idee riciclate ma col fiocco rosso.

Data: 2016-09-11

Autore: Massimo Maria Ghisalberti - pragmas.org

Created: 2016-09-27 mar 18:23

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